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IL BARONE

Un intrigo internazionale di mafia e droga

 

Autore: Guido Giacovazzi
Casa Editrice: Seneca Edizioni
Collana: Narrativa moderna
Pagine: 280
Edizione: Anno 2011
In copertina: Illustrazione di Ivano Urban
Prezzo: Euro 19.00
ISBN: 978-88-6122-277-9

 

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CAPITOLO 1

Atene – 15 maggio

Al quarto piano dell’ufficio di via Merlin, i due uomini discutono animatamente e il tono delle loro voci si fa sempre più alto. Nella stanza accanto, Milena comincia a preoccuparsi ed è tentata di telefonare a Dimitris, il suo ragazzo, per riferirgli quanto sta accadendo. Improvvisamente torna il silenzio; ora è Aris il quale, con voce piana e tranquilla, si rivolge a Petros. Milena drizza le orecchie per capire cosa sta dicendo, ma percepisce soltanto un mormorio incomprensibile. Quando tutto sembra tornato alla normalità, si ode un gran frastuono; è Petros che ha scagliato con forza un portacenere contro il muro urlando:

- No e poi no Aris! Non mi convincerai mai! Io sono un uomo onesto e non mi presterò, né ora né mai, a mettere in atto questo lurido progetto; non capisco come tu abbia pensato che potessi accettare questa proposta!

- Ti ripeto ancora una volta Petros che rifiutarsi potrebbe essere molto pericoloso: ne va della nostra vita, lo vuoi capire sì o no?

- Non una parola di più Aris, basta! Vattene via, e subito!

Un rumore di sedie spostate rivela a Milena che la discussione è terminata; vede Aris uscire, pallido in volto, seguito da un Petros furibondo. Nessuno dei due la degna di uno sguardo passandole accanto; sulla porta Petros grida:

- Dirò al mio avvocato di fare il necessario per sciogliere la nostra società. E non basta: domani ti denuncerò alla polizia!

Aris si volta e lo guarda preoccupato; tenta per l’ultima volta di convincerlo:

- Ti prego Petros, non lo fare. Pensaci per qualche giorno ancora prima di decidere.

La porta è sbattuta violentemente da Petros, che fa per tornare nel suo ufficio; Milena, pallida e spaurita, lo guarda con apprensione. Con voce ormai calma e addolcita da un sorriso Petros le dice:

- Non so cosa tu abbia sentito mia cara, ma non devi preoccuparti; si è trattato di una divergenza di vedute tra soci, ma ti prego di stare tranquilla: sistemerò tutto molto presto. Anzi ti prego di non farne parola con Dimitris per ora; lo informerò io stesso questa sera.

Petros Karatzas, bell’uomo sulla sessantina, corporatura possente e atletica, è alto e slanciato. Il viso abbronzatissimo mette in maggior risalto profonde rughe sulla fronte; gli occhi chiari, mobilissimi, e una folta capigliatura che sta lentamente ma inesorabilmente orientandosi verso il grigio, completano il suo aspetto, reso ancora più interessante dall’ottimo taglio del vestito beige, che indossa come un guanto e che gli dona un fascino particolare.

Rientrato nel suo ufficio e seduto al tavolo di lavoro, egli pensa a quanto ha discusso con Aris; la sua mente va indietro nel tempo, a vent’anni prima quando, al bar del Circolo Nautico di Microlimano (allora si chiamava Turcolimano) si voltò quando qualcuno lo toccò leggermente sulla spalla. Un uomo che poteva avere circa la sua stessa età, grasso e massiccio, lo guardava sorridente:

- Non ti ricordi di me Petros?

Socchiusi gli occhi per qualche istante, tentò di mettere a fuoco l’uomo che l’aveva chiamato per nome, ma dovette rinunciare.

- Perché? Dovrei ricordarmi?

- Via Petros, è vero che ne sono passati di anni dai tempi dell’università, ma dovresti proprio ricordarti del tuo vecchio amico Aris!

Petros sobbalzò dalla sorpresa:

- Tu sei Aris Dimopoulos?

- In carni e ossa caro Petros; per la verità più carne che ossa.

Si abbracciarono commossi e sedettero assieme, facendosi a vicenda un sacco di domande sul passato e sul presente. Laureati entrambi in economia e commercio, si erano persi di vista dopo l’università e ora si ritrovavano già affermati nel campo marittimo. Erano ambedue proprietari di una nave da carico per il trasporto mercantile, e i loro affari andavano abbastanza bene. Scoprirono di essere ambedue sposati, Petros con un figlio di dieci anni e Aris ancora senza figli.

- Frequenti regolarmente questo Circolo?

- Sì, e tu?

- Anch’io; è strano che non ci si sia mai incontrati prima d’oggi!

Pranzarono assieme e si lasciarono con l’accordo di rivedersi ancora, magari per una cena con le rispettive mogli.

Si rividero sempre più spesso, fino a quando un giorno Aris propose:

- Perché non ci associamo Petros? Con due navi potremmo organizzare meglio il nostro lavoro, sfruttando di più le richieste di trasporto da e per le varie parti del mondo. Che ne dici?

Disse di sì e non ebbe a pentirsene: nel giro di pochi anni la società crebbe vertiginosamente. Ora, a distanza di vent’anni, possedevano dodici splendidi “cargo”che solcavano i mari e gli oceani del pianeta.

Si erano suddivisi i compiti: a Petros, con l’ufficio nel centro di Atene, l’incombenza di trovare i carichi da trasportare, stabilire con i capitani delle navi le rotte da seguire, secondo la loro posizione, e incassare i noli dopo averne concordati i relativi prezzi con i proprietari delle merci. Aris si occupava della manutenzione e dei rifornimenti delle navi, del reclutamento dell’equipaggio e del relativo pagamento. Mai nessuno screzio fra i due soci sino a quel giorno, anche se Petros spesso si domandava come aveva fatto Aris a possedere un’impresa di costruzioni, due lussuosi alberghi, un’industria tessile e alcune proprietà immobiliari. Per la verità, una volta Petros aveva provato a saperne di più, chiedendolo direttamente all’amico. Aris gli aveva risposto con un sorriso enigmatico:

- Sono socio di un “fantasma” che non vuole figurare ufficialmente, ma che possiede molto denaro e m’indica con precisione qualsiasi affare interessante che si possa presentare.

Socio di un fantasma, pensava ora Petros ricordando quelle parole. Quel fantasma stava ora prendendo corpo e fattezze umane; era per assecondare la sua lurida richiesta che Aris gli aveva fatto quella proposta! Ci avrebbe pensato lui a stroncare sin dall’inizio quel programma pazzesco! Milena lo distolse da quei pensieri:

- Signor Petros, se non ha più bisogno di me, io andrei.

Guardò l’orologio e si rese conto che il tempo era volato.

- Va pure Milena e mi raccomando, non accennare nulla a Dimitris sulla discussione che ho avuto col mio socio, intesi?

- Stia tranquillo signor Petros, non gli dirò nulla.

Petros pensò con tenerezza a Milena e a suo figlio. I due giovani si frequentavano da qualche tempo; lei venticinque anni e lui quasi trenta, sembravano proprio fatti l’una per l’altro. Era stato Dimitris a chiedere al padre di assumerla come segretaria, spiegandogli che si amavano e che volevano sposarsi. Lui aveva acconsentito, intuendo che questa volta Dimitris faceva sul serio; fra l’altro, Milena gli era piaciuta subito; la presenza della ragazza in ufficio non aveva fatto altro che confermargli questa sensazione. Dimitris l’aveva aiutata ad ambientarsi, insegnandole quanto era necessario sapere del lavoro che si svolgeva in quell’ufficio.

Dimitris era un figlio modello – pensava Petros con affetto – e Milena lo avrebbe reso certamente felice. I due avrebbero mandato avanti la società in modo esemplare, ne era certo; il figlio ormai lo sostituiva in modo egregio e Petros pensava che si sarebbe ritirato presto e in buon ordine, per cedere le briglie al figlio subito dopo il suo matrimonio con Milena. Avrebbe così potuto godersi il meritato riposo a fianco di sua moglie, che per tanti anni lo aveva amorevolmente accudito.

Ora questo suo progetto stava per essere minacciato da quanto gli aveva chiesto Aris! Perché – si chiese – doveva succedere questo?

«Devo raccontare tutto a Dimitris» pensò Petros mentre si avviava verso l’ascensore, che lo avrebbe depositato nel garage dove lo aspettava, come il solito, l’autista per condurlo a casa, una bella villa alla periferia di Ekali, nella zona nord di Atene.

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